I giovani in Umbria: demografia, lavoro, formazione
CNA e Confcommercio Umbria chiedono alla Regione di riprogrammare le risorse del FSE+
Data08/04/2025

“Se vogliamo inserire le migliaia di giovani umbri che non studiano né lavorano (i cosiddetti Neet) all’interno delle imprese, soprattutto di quelle di micro e piccole dimensioni, vanno riorganizzati gli strumenti regionali dell’istruzione professionale, partendo dalla riprogrammazione del FSE+”.
È l’appello lanciato da Cna e Confcommercio dell’Umbria a margine della presentazione dell’indagine “Giovani in Umbria: demografia, lavoro, formazione”, realizzata dal centro studi Sintesi e illustrata mercoledì 8 aprile alla presenza dell’assessore regionale con delega in materia, Fabio Barcaioli.
“Quello che i dati ci dicono – hanno affermato Michele Carloni, presidente di CNA Umbria e Roberto Palazzetti, presidente del SUL (Consorzio Scuole Umbre per il Lavoro) – è che per prima cosa bisogna riformare urgentemente gli strumenti dedicati all’istruzione, rimodulando le risorse del FSE e destinando almeno 100milioni di euro a rafforzare il sistema dell’istruzione regionale per cercare di recuperare almeno una parte consistente dei cosiddetti Neet, cioè coloro che non studiano, né lavorano, presenti in Umbria. Del resto c’è un grande bisogno di riforme in Umbria, come abbiamo chiesto anche alla presidente della Giunta regionale nel corso dell’incontro con le associazioni d’impresa sulla riforma fiscale che, nonostante i miglioramenti apportati, per senso di responsabilità consideriamo un male necessario. Del grande programma di riforme da mettere in atto a partire dall’anno in corso, fa parte sicuramente anche quella del sistema dell’istruzione professionale”.
La ricerca presentata, partita dall’esigenza delle imprese umbre di trovare personale qualificato per poter crescere, ha analizzato la demografia regionale, le richieste in arrivo dal mercato locale del lavoro e l’offerta formativa presente in Umbria. Quello che ne è emerso è che mentre le imprese umbre cercano addetti alle attività di ristorazione, alle vendite, alla logistica, ai servizi di pulizie, alla conduzione di veicoli o delle macchine a controllo numerico, i giovani umbri continuano a iscriversi sempre più ai licei, mentre gli istituti tecnici e professionali continuano a perdere appeal.
“È proprio questa grande distanza tra i desiderata dei giovani umbri e le opportunità offerte dal mercato del lavoro locale, a ingrossare le fila dei Neet, che hanno raggiunto quota 18mila – ha denunciato Carloni -. Di questi una parte possono essere considerati disoccupati in cerca di lavoro, ma oltre 10mila hanno deciso di non provare nemmeno a lavorare, anche perché spesso privi delle competenze richieste dalle imprese. Tutto questo accade mentre il numero dei giovani inattivi - di quelli, cioè, che potrebbero lavorare ma non lo fanno - è molto elevato, la popolazione giovanile continua a ridursi (- 8,1% in un decennio) e, tra di essa, aumenta la percentuale di ragazzi stranieri (che ha raggiunto quasi il 15%). Al contempo sono diminuite le nascite (dai 7.440 nati vivi nel 2013 ai poco più di 4.700 nel 2023) e la popolazione, oltre ad essere diminuita di 39mila unità in dieci anni, si sta progressivamente invecchiando (gli over 65 sono passati dal 24 al 27% sulla popolazione attiva)”.
“Perciò se vogliamo trovare velocemente una forza lavoro da cui le imprese possano attingere – ha affermato Palazzetti -, bisogna puntare sulla specializzazione dei Neet. Alcuni strumenti importanti sono sicuramente i corsi IeFP, rivolti ai giovani tra i 14 e i 18 anni, e gli ITS dedicati all’istruzione post diploma, il cui rafforzamento e continuità andranno garantiti anche dopo la fine dei fondi Pnrr. Inoltre proponiamo di ampliare le possibilità di ottenere una qualifica professionale ai giovani tra i 18 e i 35 anni, rivedendo, anche dal punto di vista normativo, il vecchio strumento del diritto/dovere ormai caduto in disuso. Infine bisogna avviare al più presto anche in Umbria i corsi IFTS che, accanto agli ITS, possono permettere l’ulteriore specializzazione di coloro che, una volta diplomati, non sono interessati al percorso universitario”.
“L’Umbria, come emerge anche dalla ricerca, è la regione più virtuosa nella lotta alla dispersione scolastica, portata avanti proprio attraverso i corsi IeFP, ma – hanno affermato Carloni e Palazzetti –, affinché la rivisitazione dell’istruzione regionale possa avere una concreta efficacia è necessario, come già detto, rivedere la programmazione del Fondo sociale europeo, dedicando almeno 100 milioni di euro all’istruzione e formazione professionale. Grazie a queste risorse, infatti, non solo si potrebbe combattere la disoccupazione, ma si potrebbe garantire anche la formazione continua dei lavoratori e degli imprenditori perché l’innovazione, specialmente nelle imprese di piccole dimensioni, passa attraverso brevi percorsi formativi a loro dedicati. Perciò – hanno concluso i due esponenti di Cna e di Confcommercio Umbria – confidiamo nel lavoro che l’assessore Barcaioli vorrà portare avanti in tal senso nei prossimi mesi insieme all’assessore allo sviluppo economico, De Rebotti, e a tutta la giunta regionale”.
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Svolta in collaborazione con centro Studi Sintesi insieme a Confcommercio Umbria e SUL (Consorzio Scuole Umbre per il Lavoro)